Quello delle punizioni è un argomento molto dibattuto: se da un lato le ricerche in psicologia e pedagogia ci danno delle indicazioni ben precise, dall’altro il nostro passato spesso ci orienta verso una direzione diversa. Infatti, capita spesso di imbattermi in vignette sui social in cui si lodano i vecchi metodi punitivi di una volta, le famose “botte”, e si deride l’odierno approccio genitoriale definito più “soft”.

La verità è che le punizioni corporali sono assolutamente negative: il bambino non riesce a comprendere ed elaborare la sofferenza che il genitore suscita in lui e apprende una modalità di relazionarsi con gli altri aggressiva e disfunzionale.

Tuttavia, le punizioni non sono necessariamente fisiche: se usate correttamente, possono essere degli utili strumenti educativi.

Per un genitore gestire un bambino che urla, piange disperato o picchia può essere molto frustrante e difficile. Per non parlare di quando questi comportamenti vengono emessi fuori dall’ambiente domestico! In questi casi molti si sentono terribilmente in difficoltà perché subentra la paura del giudizio degli altri.

Non esistono solo le punizioni

Prima di parlare dello step finale, cioè la soluzione del problema, facciamo un passo indietro.

Innanzitutto è necessario comprendere il comportamento problematico. Bisogna sforzarsi di capire qual è il motivo che spinge il bambino ad agire in quel modo e solo dopo si può lavorare sulla situazione.

Spesso, dietro i cosiddetti “capricci” si nascondono delle richieste di attenzione o di aiuto. Ok, ma perché non ce lo chiedono in un altro modo invece di urlare? Semplicemente perché sono bambini e non hanno le stesse capacità degli adulti! Ecco perché, più sei in grado di ascoltarlo in maniera empatica, riconoscendo le sue emozioni, e più saprai gestire questi eventi.

Conoscendo meglio le situazioni che potrebbero innescare dei comportamenti problematici, si può agire in due modi:

  • Controllo dello stimolo: strutturare, per quanto possibile, la situazione che vive il bambino in modo da non generare gli stimoli che lo inducono a comportarsi in maniera inadeguata. Un esempio potrebbe essere: se, mentre si cena, il bambino urla e non mangia perché i genitori discutono dei loro problemi, il controllo dello stimolo potrebbe consistere nel rimandare quella conversazione ad un momento successivo e dedicare più attenzione a lui. Per usare un famoso proverbio: “prevenire è meglio che curare”!
  • Rinforzo dei comportamenti positivi: gratificare il bambino quando non emette un comportamento negativo, ma ne esegue uno alternativo positivo. Ad esempio, se un bambino di solito si arrabbia e urla quando non riesce a fare qualcosa, il genitore dovrà gratificarlo ogni volta che metterà in atto un’azione diversa, come chiedere aiuto.

Fatte queste premesse distinguiamo due tipi di interventi.

L’estinzione

Tecnicamente, con estinzione si indica la sottrazione dell’attenzione.

Quando è preferibile usarla? Quando i bambini mettono in atto comportamenti provocatori: cioè cercano di attirare l’attenzione dei genitori con modalità disfunzionali. Comportamenti di questo tipo, se costantemente ignorati, scompariranno progressivamente. Pertanto, il genitore non deve prestare attenzione a ciò che sta facendo il bambino, continuando nelle sue attività. Inizialmente, il bambino potrebbe sentirsi frustrato e proseguire con il comportamento in questione, ma ben presto comprende che questo non lo porta a raggiungere il suo obiettivo.

Ad esempio, se un bambino dice per la prima volta una parolaccia, i genitori dovrebbero ignorarlo, piuttosto che sgridarlo: in questo modo apprende che non è una parola utile per ottenere l’attenzione dagli altri.

So che non è semplice mettere in pratica questa strategia, ma ti assicuro che funziona. Prova con piccoli comportamenti che sai di poter gestire in questo modo, e poi affronta quelli che mettono a dura prova il tuo autocontrollo!

La punizione

Dal punto di vista tecnico, la punizione rappresenta un evento spiacevole che segue un comportamento problematico al fine di diminuire la probabilità di emissione dello stesso.

Quando è preferibile usarla? Quando i bambini mettono in atto comportamenti che provocano danni a se stessi o agli altri: infatti, non è utile ignorare l’aggressività fisica.

La punizione si differenzia in:

  • Dare, dopo il comportamento negativo, stimoli spiacevoli. Ad esempio, far sistemare i giocattoli che il bambino ha preso e lanciato dopo aver picchiato un amichetto.
  • Sospendere, dopo il comportamento negativo, una situazione positiva. Ad esempio, andare via dal parco dopo che il bambino ha picchiato qualcun altro.

La punizione funziona solo quando lo stimolo punitivo è giudicato realmente spiacevole dal bambino: nell’esempio precedente, se al bambino non piace stare al parco, andar via non sarà spiacevole, anzi, ne sarà felice!

In generale, affinché una punizione sia efficace è necessario fare attenzione a questi elementi:

  • Bisogna somministrarla subito dopo l’emissione del comportamento problematico e ogniqualvolta lo stesso si ripresenti, con una intensità proporzionata all’evento in questione.
  • Deve prevedere un’alternativa al comportamento problema, in modo che la punizione sia chiara e riesca a raggiungere l’obiettivo che il genitore si pone.
  • È importante mostrarsi sereni durante la punizione: se si appare insicuri o in colpa, il bambino potrebbe pensare che stia accadendo qualcosa di ingiusto e quindi sarebbe inutile.
  • Non prolungare troppo la durata della punizione perché la frustrazione che il bambino può provare potrebbe scoraggiare i suoi tentativi di migliorarsi. Ad esempio, potrebbe pensare “è inutile che mi comporti meglio oggi, tanto sono in punizione per 15 giorni!”

Effetti negativi della punizione

Essendo la punizione uno strumento delicato, c’è bisogno di usarla attentamente. Questi sono i rischi:

  • Produce una grande frustrazione che potrebbe generare aggressività.
  • Spesso può risultare ambigua per il bambino se il genitore si limita a dire cosa non deve fare e non come dovrebbe comportarsi.
  • Può dare assuefazione: se il bambino viene sempre punito, alla fine non si otterrà più nessun effetto.
  • Tende ad essere imitata: i bambini ripropongono fuori dalle mura domestiche le punizioni che subiscono.

Quindi le punizioni sono efficaci?

Come abbiamo visto, la punizione non è l’unico strumento a disposizione del genitore. Quando un bambino emette un comportamento problematico, bisogna prima comprendere cosa sta accadendo e poi scegliere la strategia migliore per fronteggiarlo.

Spesso, si utilizza la punizione in maniera automatica: l’adulto non agisce, ma reagisce alla frustrazione o alla rabbia che prova in quella situazione chiudendo la comunicazione con il bambino e mettendolo in punizione. E questo non è funzionale. Anzi, abbiamo visto che questa modalità risulta totalmente inadeguata e addirittura controproducente se non viene utilizzata correttamente.

Spero che questo articolo ti sia piaciuto! Se vuoi, puoi contattarmi qui.

Lisa BellaspigaPsicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

[Fonte Immagini: Pixabay]

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