Il bonus psicologico, che sembrava finalmente avverare i sogni di tutti noi, è tristemente naufragato negli ultimi giorni del 2021. I professionisti ci avevano creduto, i cittadini pure: ma non è bastato. Resta solo l’amaro in bocca per un’opportunità mancata.
Dopo quasi due anni dall’inizio della pandemia, innumerevoli studi hanno evidenziato come il disagio psicologico investa una grande fetta della popolazione senza distinzione d’età. Bambini, adolescenti, adulti e anziani stanno pagando a caro prezzo le difficoltà che il Covid ha generato.
Ansia e depressione le patologie più diffuse, a cui si aggiungono difficoltà nella gestione dello stress e delle relazioni interpersonali, disturbi comportamentali, dipendenze, senso di angoscia e un malessere generale che non sempre si riesce a spiegare.
Già prima della pandemia, i dati dell’Enpap, l’Ente di Previdenza degli Psicologi italiani, mostravano come le persone avessero:
- difficoltà nell’autorealizzazione,
- incertezza verso il futuro,
- in generale un senso di precarietà diffuso.
Allo stesso tempo, identificavano proprio nella figura dello psicologo il professionista che avrebbe potuto aiutarli a ristabilire un proprio equilibrio. Equilibrio che in questo momento è decisamente messo alla prova…
Ma gli effetti dell’isolamento sono stati da subito evidenti. Già in questo post sulla mia pagina Facebook ti parlavo della cosiddetta “Pandemic fatigue”: risale a novembre 2020…
Quali sarebbero stati i vantaggi del bonus psicologico?
Sicuramente, avrebbe potuto migliorare la qualità della vita degli utenti.
E non solo. Favorire la salute mentale permette di avere soprattutto dei vantaggi economici. Stare bene vuol dire essere produttivi, non assentarsi dal lavoro, avere uno stile di vita sano e non gravare sul sistema sanitario. È un investimento a lungo termine e, a mio avviso, in questa vicenda manca proprio la lungimiranza.
Quindi si può davvero fare a meno del bonus psicologico?
No. Decisamente no.
In un momento economicamente difficile come questo, la salute mentale dovrebbe essere un diritto e non un privilegio. Il sistema sanitario nazionale offre un numero di professionisti risicato: parliamo di 5000 psicologi per un bacino d’utenza di 60 milioni di italiani! Ciò vuol dire che i cittadini devono rivolgersi ai privati e quindi sostenere una spesa aggiuntiva.
Mai come in questo periodo ho assistito ad interruzioni delle terapie dei miei clienti perché “I soldi sono pochi e non ce la faccio”. Oppure a richieste del tipo “Sto male già da un po’, ma solo ora posso permettermi di venire qui”.
Questo temporeggiare, rimandare o rinunciare equivale ad amplificare il disagio, con tutte le conseguenze annesse. È come se nascondessimo la polvere sotto il tappeto: prima o poi esploderà travolgendo ogni cosa.
Il mio auspicio è che il benessere psicologico venga concretamente riconosciuto e, soprattutto, che i cittadini si avvicinino alla psicologia senza timore e con il sostegno che meritano.
Se vuoi avere informazioni contattami qui: sarò felice di aiutarti!
Lisa Bellaspiga – Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
[Fonte Immagini: Pixabay]