Perché parlare dell’importanza delle parole proprio nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne? Semplicemente per fare prevenzione!
Oggi ho deciso di scrivere questo mio piccolo contributo ponendo l’attenzione su cosa tutti noi, nel nostro piccolo, possiamo fare per contrastare questo fenomeno. I dati della Polizia di stato e dell’Istat mostrano uno scenario drammatico e in continuo peggioramento. E mi chiedo perché, nonostante se ne discuta spesso, la situazione non migliori…
Nel mio blog e nella mia pagina Facebook, vi ho parlato spesso dell’importanza delle parole, della comunicazione e dei pensieri e forse è proprio da qui che dobbiamo ripartire: dalla cultura che tramandiamo inconsapevolmente di generazione in generazione.
Linguaggio e media
Proprio ieri ho letto l’articolo di un noto giornalista che commentava una triste vicenda di violenza sessuale, utilizzando termini a dir poco grotteschi. La vittima viene definita ingenua. Siamo proprio sicuri che sia il termine adatto? Possiamo davvero sovrapporre il concetto di libertà individuale e sessuale a quello di ingenuità?
Invece, lo stupratore viene lodato per le sue capacità imprenditoriali e rimproverato solo per la cattiva abitudine di utilizzare sostanze stupefacenti: nessun cenno alla violenza compiuta. Da questo punto di vista, sembra quasi che la violenza sessuale fosse una normale conseguenza e non un atto deplorevole!
Mi riferisco proprio a questo quando parlo di importanza delle parole: utilizzarle correttamente affinché vittima e carnefice restino ben distinti l’una dall’altro. Per contrastare la violenza sulle donne, abbiamo bisogno di un linguaggio che non minimizzi nessun tipo di violenza, da quella fisica a quella psicologica, e che non si presti a diverse interpretazioni.
Linguaggio e società
In che modo le nostre parole influenzano la nostra percezione e i nostri giudizi? Pensa agli insulti diretti verso gli uomini e le donne: sono decisamente differenti. Quando si offende una donna, si usano termini con una valenza sessuale, che mirano a distruggerne la parte più intima. Contenuti di questo tipo permettono di portare avanti stereotipi di genere in maniera quasi invisibile: nessuno ci fa più caso, ma le conseguenze sono devastanti.
L’importanza delle parole va ricercata anche nei rapporti tra uomini e donne, specie in ambito lavorativo. Ci sono espressioni che, anche se sembrano innocue, perpetuano la disparità tra i due sessi: ad esempio, “la collega è bella e anche brava” o “sei brava per essere una donna”.
Abbiamo davvero bisogno di tutto ciò? O possiamo ripensare la nostra comunicazione slegandola dal genere sessuale?
Linguaggio e bambini
Quante volte hai detto o hai sentito dire ad un bambino che piange “Non fare la femminuccia”? Quale messaggio si nasconde dietro questa affermazione? Se io fossi un bambino, assocerei la parola femminuccia a qualcosa di negativo, che mi espone alla ridicolizzazione da parte degli adulti e dei coetanei.
D’altra parte, non è raro sentire frasi come “Sei un maschiaccio” rivolte ad una bambina che gioca a calcio o con le macchinine. In questo caso, si nega il diritto di esprimere le proprie preferenze solo in base all’appartenenza ad un genere che non abbiamo potuto scegliere, ma che ci identifica e ci costringe dentro degli odiosi stereotipi.
Ecco perché riflettere sull’importanza delle parole! Perché, benché non ce ne accorgiamo, siamo ancora vittime di una cultura incentrata sul potere degli uomini sulle donne, sulla divisione dei compiti e delle caratteristiche in base al genere sessuale.
Iniziamo fin da piccoli a comprendere l’importanza delle parole
Solitamente i bambini vengono incoraggiati a nascondere le proprie debolezze e a ostentare forza e sicurezza. Anche la rabbia e l’aggressività sono ampiamente accettate se servono a dimostrare la propria supremazia sugli altri. Ad esempio, un ragazzino che viene sfidato o provocato da un coetaneo, verrà incoraggiato a rispondere in maniera aggressiva piuttosto che a cercare una soluzione pacifica al conflitto. E spesso anche le famiglie promuovono questo genere di comportamento.
Invece, con le bambine il linguaggio è totalmente diverso: il pianto è maggiormente accettato, così come le dimostrazioni di insicurezza. Anzi, sono così incoraggiati che spesso veicolano il messaggio che, in quanto donne, saranno sempre deboli e bisognose di cure a attenzioni da parte di chi è più forte. Cioè l’uomo.
E se invece provassimo semplicemente a insegnare ai bambini ad esprimere le proprie emozioni e le proprie sofferenze senza stereotipi?
Se permettessimo ad un bambino di piangere quando ne ha voglia per tirare fuori la propria tristezza senza giudicarlo?
Se provassimo a lasciar esprimere le emozioni alle bambine e le aiutassimo a costruire una buona autostima?
Come vedi, basta poco per cambiare le cose e tutti ne siamo responsabili. Inizia nel tuo piccolo a modificare il linguaggio con i bambini, con i tuoi amici e il tuo partner. Non farti deviare dal pensiero che “si è sempre fatto così” o “si è sempre detto così”: Grace Murray Hopper diceva che questa è la frase più pericolosa in assoluto! E io sono d’accordo.
Tutte le rivoluzioni iniziano con piccoli passi.
Spero che questo articolo ti sia piaciuto: per qualsiasi domanda, contattami qui!
Lisa Bellaspiga – Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
[Fonte Immagini: Pixabay]